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Dopo l’Argentina gli Stati Uniti

  • Immagine del redattore: libreriadelchiese
    libreriadelchiese
  • 4 gen 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Salvatore Sai, che ha trovato moglie in Argentina negli ultimi anni dell’Ottocento rientra a Storo nei primi mesi del Novecento. Ma il paese natale gli sta stretto. Da una lettera della famiglia Scaglia Manciàt sappiamo che il 22 aprile del 1903 egli è già ripartito per l’America, questa volta gli Stati Uniti. Con lui c’è anche Antonio Scaglia Manciàt, classe 1882, che il 28 ottobre 1916 muore per “infortunio, schiacciato sotto la mina”. Anche Salvatore probabilmente va a lavorare nelle miniere di Cambria, destinazione di molti compaesani che emigrano in quell’anno.

La moglie di Salvatore, Ernesta, nel frattempo si è ritirata a vivere coi due figli piccolissimi per conto proprio nella vicina casa della famiglia Beltramolli Patù, lasciando in casa Sai la suocera e i tre fratellastri del marito.

Salvatore rientra a Storo nell’estate del 1907, ma un anno dopo riparte ancora. Torna definitivamente a Storo solamente nel 1922. Presso l’albergo Casa Rossa incontra il gruppo dei coscritti, tra i quali c’è anche il suo secondogenito Vincenzo, che non ha mai conosciuto.

La sua lunga permanenza oltremare gli hanno procurato il soprannome “merecano”, che compare anche nei registri parrocchiali.

Libretto di lavoro di Salvatore Sai negli Stati Uniti


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