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Una casa di proprietari benestanti a metà Ottocento

  • Immagine del redattore: libreriadelchiese
    libreriadelchiese
  • 22 gen 2016
  • Tempo di lettura: 2 min

L’8 ottobre 1840 morì il benestante don Giovanni Battista Gelmini, erede principale del padre notaio Geremia. Il suo testamento olografo descrive in dettaglio la casa del defunto ed elenca le numerose proprietà agricole. Il documento riprende per gran parte il testamento del padre.

La casa è situata a Storo “nella contrada delle Pissine” ed appare meglio dotata delle case contadine dell’epoca, ma i serramenti sono malandati e si intuisce che l’edificio ha bisogno di manutenzione. È su due piani più il solaio. A pianoterra ci sono il cortile, il portico col forno, la cantina, una piccola stalla. Al primo e secondo piano stanze di abitazione e locali di deposito. Non si accenna a servizi igienici interni. Questa la descrizione fatta nel testamento conservato nelle carte Sai:

“A piano terra poco cortile, a mezzodì d’essa casa portico con entrovi un forno, porta d’ingresso buona con finestra senza invetriata, cantina con due finestre inferriate; la porta d’ingresso quasi fracida, e con serratura a chiave; una staleta a volto offeso e rotto con una finestra inferriata e vetriata; l’uscio di questa è in buon essere; scala di pietra dura che porta al primo piano avente in cima l’uscio fracido senza seratura e chiave che mette nei locali.

Una sala che mette nei locali contigui, avente l’ingresso che mette alla strada con uscio piuttosto in mall’essere, con catenaccio e serratura e chiave; in questa sala evvi una finestra armata d’inferriata e vetriata in buon essere ed ha il mastico in cattivo stato; una stuffa con pavimento d’assi in buon essere con due usci uno con seratura e chiave, e l’altro senza, e due finestre una con inferriata e vetriata, e l’altra con invetriata unicamente, e rispettivi scuri tutte due; avente questa stuffa un armadio di pezzo infracidito fisso nel muro con chiave e seratura, con entrovi in detta stuffa un fornello a mattoni. Cucina con uscio vecchio senza seratura, avente una finestra a mezzodì con invetriata rotta e tre altri finestrini nello sporto del focolare con vetri buoni; avente questa cucina il mastico in mall’essere. Scala che porta al secondo piano di pietra dura, con ringhiera di legno buona.

Secondo piano una saleta che mette nei locali con una finestra di pietra dura, armata di scuri ed invetriata in buon stato, avente detta saleta il mastico rotto. Una cucina, ossia caminata avente il mastico piuttosto rotto, l’uscio buono senza seratura e con una finestra di pietra ed invetriata vecchia. Una stuffa posta a settentrione avente il mastico in sufficiente stato, ed a soffitto vecchio, evvi una finestra di legno a vetriata rotta, con uscio buono, e con seratura e chiave. Camera continua a volto piano con mastico buono, una finestra di pietra con battenti ed uscio di legno con seratura e chiave il tutto in buon stato. Una stuffa a mezzodì con uscio e chiave, pavimento d’assi con due fenestre di pietra con vetri, una delle quali con sposte [imposte], ed entrovi un fornello di terra con fondo di terra, tutto in buon stato, scala di legno che porta sui solai con rebalza da chiudere con catenaccio.

Solaio e sotto tetto e coperto a coppi, il tutto in mediocre stato a riserva del pavimento d’assi del sotto tetto che trovasi infracidito”.

Testamento del notaio Geremia Gelmini di Storo del 10 dicembre del 1801.


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