La vecchia casa dei Capalèr
- libreriadelchiese
- 22 gen 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Tra le carte esaminate nella ricerca un ceppo dei Poletti, la più interessante è un atto di divisione del 21 febbraio 1874 tra Antonio Malcotti Capalèr e suo zio Giacomo Malcotti. Il valore più importante della sostanza è dato dalla casa, una tipica casa contadina, abitata da una famiglia che non era nell’indigenza, ma era sicuramente povera e, come tantissime famiglie del paese, fondava la sua sopravvivenza sul lavoro di pochi terreni.
Nella stalla ci sono tre vacche, un vitello e una vitella, due capre e una pecora, che sono divise in parti di valore uguale. Sono divise a metà anche le derrate di granoturco e formaggi, la biancheria e il legname da fabbrica depositato in cortile e sul solaio, preparato per fare le stanze sopra la stalla.
Ad Antonio toccarono: a piano terra la stalla piccola, la cucina, il forno per il pane, una cantina e metà di un fazzoletto di cortile, nel quale - precisa il documento - verrà ricostruito il “cesso vecchio” (è il “chiegal” o “chièso a fòia”, un gabinetto costituito da un piccolo capanno posto sopra il deposito del letame); al primo piano una camera ed una porzione del “màstac” (locale aperto e multiuso con pavimento in calce).
Dopo la divisione con lo zio, Antonio spostò al primo piano anche la cucina che dotò di focolare con camino. In quell’occasione si ricavarono al primo piano nuove stanze e si costruì il nuovo “chièso” (cesso), che venne collocato su un poggiolo esterno al piano dell’abitazione e collegato con un tubo di scarico alla vasca che stava sotto la concimaia (“vasca da pisa”). Il passaggio dal “chiegal” al “chièso” fu segno di grande progresso: i passi igienici successivi furono segnati dall’avvento del “gabinéto”, interno all’appartamento e dotato di acqua corrente, e infine del “bagno”.
Antonio fu il padre di Elisabetta (Bettina) che sposerà Bortolo Poletti. Sono i nonni dei più anziani rappresentanti, ancora viventi, della famiglia studiata.


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